X mille strade siamo qui: PELLEGRINAGGIO MGS Siena-Loreto-Roma
Dal 4 al 12 Agosto alcuni giovani del nostro oratorio si sono messi in cammino per raggiungere Roma, all’incontro con Papa Francesco in occasione del Sinodo dei vescovi sui giovani, che si terrà nel prossimo mese di ottobre.
Serena, Samuele, Luca e Jonathan hanno aderito alla proposta del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) Lombardia Emilia, percorrendo le vie che da Siena portano a Loreto (tratti della via Francigena e della via Lauretana) seguendo il percorso che dal Miracolo Eucaristico porta alla Santa Casa, con tappe significative a Perugia, Assisi, Macerata, Recanati.
Insieme a loro tre giovani dell’Oratorio salesiano di Arese: Lorenzo, Jonathan (salesiano) e don Giovanni (diacono salesiano)
Un’esperienza come quella di un pellegrinaggio porta sempre a chi lo compie emozioni, sensazioni, pensieri che sono difficile da prevedere ma che sono il dono e il frutto di giornate piene come quelle vissute dai nostri giovani.
A loro quindi lasciamo modo, attraverso questo articolo, di esprimerci qualche loro pensiero. Da subito però, da parte di tutti, il ringraziamento più grande va al MGS per l’accompagnamento e l’organizzazione di questa esperienza e per aver accolto come in una grande famiglia anche i nostri giovani di Pregnana.
Leggiamo quindi qualche pensiero…
“Lasciati fare dallo Spirito Santo” è la frase che mi è stata consegnata da un sacerdote all’inizio del mio pellegrinaggio. Un invito impegnativo, perché significa accettare in anticipo che le cose possano andare non secondo i propri piani e desideri. Ma un invito VERO, perché solo vivendolo in questo modo ha senso un cammino che vuole essere di crescita, di incontro, di fede! Io ho cercato di vivere così questi giorni e come sempre capita quando ci si fida del Signore torno a casa più ricco e felice. La fatica dei chilometri sotto il sole, che ti mostra il limite delle tue forze e ti insegna la bellezza di chi fa più lento il suo passo per starti accanto, la condivisione profonda e spontanea che diventa amicizia e preghiera, la semplicità dei gesti, dei canti, dei sorrisi di persone con cui giorno dopo giorno ti senti sempre più a casa: in tutto questo io ho visto il Signore e di tutto questo ringrazio di cuore! E poi gli ultimi due giorni e Roma… Non sono stati un “di più”, un’appendice a un’esperienza già completa per conto suo.
Siamo pellegrini, non vagabondi. La differenza è che il pellegrino ha uno scopo e una meta precisa. La nostra meta è stata l’essere Chiesa, giovane ed esuberante, raccolta tutta attorno al suo Pastore. La nostra meta è Gesù, riconosciuto ed incontrato nei fratelli! E il bello di una meta così è che non è mai solo un arrivo, ma è l’inizio di un nuovo cammino, ancora una volta verso Cristo e il prossimo. Certo è più impegnativo tener vivo lo stesso spirito del pellegrinaggio anche nella quotidianità, ma la forza sta nella certezza di non essere soli, consapevoli che “chi cammina insieme con gli altri va più lontano”.
(don Giovanni)
Questo pellegrinaggio è stata per me una bellissima esperienza.
Il bello è stato poter condividere questo cammino insieme ad altri giovani come me, poterli conoscere e stringere con loro nuove amicizie. E l’altro aspetto che mi ha colpito molto, sono stati i pezzi di cammino che percorrevamo in silenzio, che permettevano ad ognuno di noi di poter prendersi in momento per sé, per staccarsi da tutto, e poter fare un momento di preghiera personale o poter riflettere sugli impegni appena conclusi o su quelli che verranno. Grazie di cuore a tutte quelle persone che hanno reso possibile questo pellegrinaggio.
(Luca)
Non era la prima volta che partecipavo a un’esperienza con l’mgs, due anni fa siamo andati alla gmg a Cracovia e quattro anni fa abbiamo fatto un pellegrinaggio sempre in Polonia. Questa volta, con qualche dubbio ho deciso di venire pur essendo l’unico giovane del mio oratorio, Arese.
È stata un’esperienza unica, sembra banale ma è vero. Penso che potrò comprendere quello che mi ha lasciato solo con il passare del tempo. Ho trovato un gruppo di giovani e giovanissimi che sono stati i miei compagni di viaggio per 10 giorni. Con loro ho condiviso e approfondito i grandi interrogativi che mi si pongono a ventun anni.
In questi giorni ho provato ad ascoltare la natura e quello che mi circondava nel silenzio, ad ascoltare fuori. Ho avuto tempo anche per ascoltare dentro cosa che non mi capita così spesso. Poi ho provato a fare silenzio, sia fuori che dentro per Ascoltare. Questo ha fatto la differenza e ho sperimentato quanto il Signore si fa sentire durante la giornata e nei passi che ci vengono chiesti.
Ogni giorno mi è stato chiesto un mezzo passo in avanti e pian piano ho camminato. La strada è bella lunga ma questa esperienza mi ha rimesso sui binari giusti da seguire.“Lasciatevi stropicciare come fazzoletti”
(Lorenzo)
Un viaggio inizia sempre con qualcuno che pensa: “Voglio arrivare qui e fare questo”. Quando si tratta di un viaggio in due si aggiunge anche la domanda “Vuoi venire con me?”. E così è stato anche per noi. Tra i due è stato Jonathan quello che è partito deciso per partecipare a questo pellegrinaggio, mentre Serena si è fatta “desiderare” un po’. O meglio, si è fatta prendere dalle sue paure che le sono sembrate quasi insormontabili: “Ma come faccio ad andare? Non conosco praticamente nessuno! E se risulto antipatica?”. Dio però aveva progetti più grandi.
Così, con le nostre paure, abbiamo iniziato insieme questo cammino con un frase: “Coraggio, non temere, io sono con te.”.
Io, Jonathan.
Io, Serena.
Io, amico.
Io, salesiano.
Io, Gesù.
In questo lungo cammino la cosa più bella è stata non essersi mai sentiti soli. C’è sempre stato qualcuno accanto a noi per scambiare quattro chiacchiere, per pregare, per cantare o per accompagnarci nel silenzio. Allora anche la fatica fisica (assai tanta) è pesata un po’ meno perché eri certo di trovare un “io”a camminare con te.Un amico pronto a guardarti negli occhi, a raccontarti di sè, a ridere insieme, senza giudizi. Come Gesù non ha mai smesso di camminare nel suo stare tra noi, così anche noi in questo pellegrinaggio abbiamo imparato a camminare davvero con il cuore, perché come ci ha detto il Papa il mondo e la Chiesa hanno bisogno di giovani che sappiano rischiare di correre, di fare balzi in avanti.
Camminare con il cuore significa allora guardare all’altro per come è, significa imparare a conoscersi e accettarsi, significa rendere presente Gesù in ogni passo anche con la preghiera comunitaria (non abbiamo sentito mai così vicino a noi la preghiera del Rosario come nel recitarlo lungo le vie insieme).
Camminare con il cuore per Serena e Jonathan significa rischiare, significa crescere insieme, significa non tollerare mezze misure, significa rendere più uomo o donna l’altro, significa mettere Gesù come a fondamento di tutto, significare prendersi per mano e adottare lo stesso passo (il Papa ci ha aiutato a trovare le parole giuste per questo).
Tutto il pellegrinaggio è stato una risposta continua alle nostre domande più personali, è stato un porsi nuove domande più grandi, è stato ricevere tanto da tutte le persone che abbiamo incontrato.
In particolare però questo pellegrinaggio per noi, come coppia in cammino, è stato affidarci ancora una volta l’uno all’altro e a Dio.
Solo così potremo imparare, come il Papa ci ha chiesto, ad essere testimoni di Amore vero.(Serena e Jonathan)
Condivisione e Testimonianza. Sono queste le parole che mi porto a casa dopo una settimana di cammino.
Ho sempre considerato il camminare insieme come qualcosa di grande che rende ricca e piena la nostra vita.
Nel cammino alcune amicizie nascono, altre si rafforzano così tanto che si condivide tutto di sé, ed è quello che è capitato nei giorni di cammino insieme ai compagni che avevo a fianco a camminavano CON me.
La bellezza di un cammino di fede poi ti fa capire in modo concreto come ci si senta accompagnati, mai soli.A noi giovani ci è stato chiesto di essere testimoni di questa bellezza senza accontentarsi di accodarci in fondo, ma anzi correndo con gioia se necessario e camminando a fianco di amici e fratelli.
Vorrei riportare per tutti le parole che Papa Francesco ha rivolto a noi giovani durante la Veglia al Circo Massimo e che racchiudono il vero senso dell’essere testimone autentico e credibile: « […] Dobbiamo scegliere la testimonianza. Una volta un giovane mi ha detto: “Io ho un problema, allʼuniversità, perché ho un compagno che è agnostico. Mi dica Padre, cosa devo dire a questo compagno agnostico per fargli capire che la nostra è la vera religione?” Io ho detto: “Caro, lʼultima cosa che tu devi fare è dirgli qualcosa. Incomincia a vivere come cristiano, e sarà lui a domandarti perché vivi così” »
Solo con la nostra vita possiamo realmente testimoniare di aver incontrato Qualcuno che ci accompagna e che CONDIVIDE questa vita, questo cammino con noi. Sono grato ai miei compagni di viaggio e amici per avermi testimoniato questo. Sono grato a chi ha reso questi giorni così pieni per continuare a camminare insieme, da ora con un passo più deciso, consapevole sempre più che le fatiche non mancheranno ma che, lo ripeto ancora, non siamo mai soli!
(Samuele)
“E’ buono non fare il male, ma è malo non fare il bene!”
Papa Francesco
Qui il testo integrale del discorso del Papa ai giovani durante la Veglia del Circo Massimo (11 Agosto 2018)
Qui il testo dell’Angelus di Domenica 12 Agosto in Piazza San Pietro
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